Futurismo nell'arte e nell'architettura

L'Arte futurista

 

Umberto Boccioni nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882.

Tra il 1900 e il 1906 è a Roma, dove approfondisce il suo interesse per la pittura, e stringe amicizia con il più anziano pittore Giacomo Balla.

Nelle sue prime opere possiamo notare l’influenza di quest’ultimo, soprattutto nell’uso della tecnica divisionista. Trasferitosi a Milano, nel gennaio 1910 conosce Marinetti, e aderisce immediatamente al Futurismo.

Collabora al Manifesto dei pittori futuristi, e successivamente scrive il Manifesto tecnico della pittura futurista. Nel 1912 pubblica il Manifesto tecnico della scultura futurista. Muore in battaglia nel 1916.

 

Manifesto tecnico della pittura futurista( 8 marzo 1910) 

 

"NOI PROCLAMIAMO

1. Che il completarismo congenito è una necessità assoluta nella pittura, come il verso libero nella poesia e come la polifonia nella musica;

2. Che il dinamismo universale deve essere reso come sensazione dinamica;

3. Che nell'interpretazione della Natura occorrono sincerità e verginità:

4. Che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi;

 

NOI COMBATTIAMO

1. Contro la velatura da falsi antichi;

2. Contro l'arcaismo superficiale a base di tinte piatte, che riduce la pittura ad una impotente sintesi infantile;

3. Contro il falso avvenirismo dei secessionisti e degli indipendenti;

4. Contro il nudo in pittura, altrettanto stucchevole ed opprimente quanto l'adulterio nella letteratura.

 

Manifesto tecnico della scultura futurista(11 aprile 1912)

-Proclamare che la scultura si prefigge la ricostruzione astratta dei piani e dei volumi che determinano le forme, non il loro valore figurativo.

-Abolire in scultura, come in qualsiasi altra arte, il sublime tradizionale dei soggetti.

-Negare alla scultura qualsiasi scopo di ricostruzione episodica veristica, ma affermare la necessità assoluta di servirsi di tutte le realtà per tornare agli elementi essenziali della sensibilità plastica.

 

U.Boccioni  "La città che sale":

 

Boccioni per dipingere quest'opera prende spunto dalla vista di Milano.

Il titolo originale era IL LAVORO

Nonostante la presenza degli elementi realistici come il cantiere o la costruzione, o ancora la resa dello spazio in maniera prospettica, il dipinto viene considerato la prima opera veramente futurista del pittore. In questo dipinto viene parzialmente abbandonata la visione naturalistica dei quadri precedenti, per lasciare il posto ad una visione più movimentata e dinamica.

 

Si coglie la visione di palazzi in costruzione in una periferia urbana, mentre compaiono ciminiere e impalcature solo nella parte superiore. Gran parte dello spazio è occupato da uomini e da cavalli, fusi esasperatamente insieme in uno sforzo dinamico.

In tal modo Boccioni mette in risalto alcuni tra gli elementi più tipici del futurismo, quali l'esaltazione del lavoro dell'uomo e l'importanza della città moderna plasmata sulle esigenze del nuovo concetto di uomo del futuro.

 

Ciò che mette il quadro perfettamente in linea con lo spirito futurista è però l'esaltazione visiva della forza e del movimento.

Questo è ritenuto un particolare che attesta come Boccioni si muova ancora nel simbolismo, rendendo visibile il mito attraverso l'immagine.

Ed è proprio il "mito" ciò che l'artista modifica, dunque non più arcaico legato all'esplorazione del mondo psicologico dell'uomo, ma mito dell'uomo moderno, artefice di un nuovo mondo.

In parole povere l'intento dell'artista è di dipingere il frutto del nostro tempo industriale.

 

 

Il soggetto dunque, da raffigurazione di un normale momento di lavoro in un qualunque cantiere, si trasforma nella celebrazione dell'idea del progresso industriale con la sua inarrestabile avanzata.

Sintesi di ciò ne è il cavallo inutilmente trattenuto dagli uomini attaccati alle sue briglie.

 

Tecnica:

Pennellate filamentose e tecnica divisionista, le pennellate tratteggiate hanno andamenti ben direzionati e funzionali al mettere in evidenza le linee di forza che caratterizzano il movimento delle figure, non quindi alla costruzione di masse e volumi, anche se i tratti pittorici sono qui volti a dare dinamicità ai volumi fino a far perdere loro consistenza e peso.

U.Boccioni

"Forme uniche della continuità dello spazio":

 

Se si osserva lateralmente la scultura,

si può riconoscere facilmente una figura umana in cammino priva però di alcune parti e, per così dire, del suo "involucro" esterno.

La figura appare così per un verso come uno "scorticato" anatomico (si riconoscono distintamente alcuni muscoli, come i polpacci, e l'articolazione del ginocchio), per un altro come una "macchina", come un ingranaggio in movimento.

L'opera inoltre si sviluppa mediante l'alternarsi di cavità, rilievi, pieni e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e repentini passaggi dalla luce all'ombra. Osservando la figura da destra, il torso ad esempio pare essere pieno ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso si trasforma in una cavità vuota.

In tale modo sembra che la figura si modelli a seconda dello spazio circostante ed assume così la funzione per così dire di plasmare le forme.

 

Anche la linea di contorno si sviluppa come una sequenza di curve concave e convesse: in tal modo i contorni irregolari non limitano la figura come di consueto ma la dilatano espandendola nello spazio.

L'interno stesso della statua è attraversato da solchi e spigoli che "tagliano" i piani, come se le figure fossero più di una e si sovrapponessero di continuo.

 

Se vista lateralmente, la statua dà l'impressione di un movimento avanzante che si proietta energicamente in avanti.

Tuttavia se la si guarda frontalmente o a tre quarti si può notare una torsione o avvitamento delle forme nello spazio: più di una linea infatti si avvolge attorno alla figura in un moto a spirale, coinvolgendo i diversi piani in una rotazione che suggerisce un'ulteriore espansione delle forme. La figura viene modellata dall'aria creando così un corpo aerodinamico.

L'Architettura futurista

 

Antonio Sant’Elia nasce a Como il 30 aprile 1888.

Nel 1907 si trasferisce a Milano, dove lavora come disegnatore nell’ufficio tecnico del Comune. 

Dal 1909 al 1911 frequenta l’Accademia di Brera, senza terminare i corsi. 

In questo periodo comincia la propria attività professionale di architetto e diviene professore di disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Nel 1914 pubblica il Manifesto dell’Architettura futurista. 

Muore in battaglia nel 1916. 

 

Manifesto dell’architettura futurista (11 luglio 1914)

 

PROCLAMO': 

-Che l‘architettura futurista è l'architettura del calcolo, dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza;

-Che l'architettura futurista non è per questo un'arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione; 

-Che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi può essere un'architettura dinamicamente integratrice all'infuori di esse;

-Che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all'architettura, è un assurdo, e che soltanto dall'uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell'architettura futurista;

 

"Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l'Arte dei rumori."

 

Una delle più importanti novità portate dal Futurismo è senz’altro l’aeropittura, che consiste nel dipingere il paesaggio dall’alto mentre si vola con un aereo.

Questa tecnica è la perfetta espressione del mito della macchina e della “modernolatria” marinettiane, in quanto abbina l’entusiasmo per il volo, il dinamismo e la velocità dell’aereoplano.

Antonio Sant'Elia "La Città nuova":

 

Le caratteristiche principali del casamento sono un’evidente monumentalità e un senso di profondità tridimensionale lungo varie direttrici.

Le pareti sono gradonate e vi si addossano volumi a torre vetrati contenenti ascensori.

Tutto ciò affinché trasparisse una sensazione di dinamicità,

concetto portante del Futurismo:

invece che tenere gli ascensori “come vermi solitari” nelle trombe delle scale, questi vengono messi bene in vista di modo che la città sembri movimentata.

Ai piedi del casamento troviamo un paesaggio caratterizzato da tralicci orizzontali e verticali, ponti, pilastri e contrafforti orientati lungo diverse direzioni e governati da un dinamico equilibrio. 

Sant'Elia vedeva queste nuove idee costruttive come le future nuove basiliche. 

Materiali umili e nessuna decorazione, sono alcuni degli elementi che spiccano dell'architettura futurista, pensata per durare solamente il tempo della generazione di quel periodo storico.

Accentuato bisogno di un rinnovamento costante dell'ambiente architettonico.